Pensavo
Architettura l’avevo scelta perché da piccolo, col mio amico che si chiamava anche Luigi, costruivamo le casette e le stradine sotto casa. Lui era figlio di ingegnere e voleva fare l’ingegnere. Io ero figlio di N.N. e volevo fare l’architetto; mi piacevano e piacciono le case. E poi i miei nonni mi avevano sempre detto che dovevo studiare qualcosa di utile, di pratico e prendermi sto benedetto pezzo di carta. Loro erano già vecchi, quindi non c’avevo le spalle coperte per tanto tempo, mi dicevano. Allora, con la paura che morissero troppo presto, alle superiori ho preso Geometri. Era la strada più sensata per un futuro architetto, pensavo.
I had chosen to study Architecture because as a child, with my friend whose name was also Luigi, we built little houses and the narrow streets in the yard. He was the son of an engineer and wanted to be an engineer. I was the son of nobody and I wanted to be an architect; I loved and still love houses.
Furthermore, my grandparents had always told me that I had to study something useful, practical and take this blessed piece of paper (the High School Diploma). They were already old and they could not have my back for a long time, they used to tell me. So, with the fear that they would die too soon, I opted for a technical high school. It was the most obvious path for a future architect, I thought.
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