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Madhouse

Mia nonna ci accompagnava a scuola con la macchina prima di andare a lavoro. Eravamo spesso in ritardo, allora mia sorella si nascondeva sotto il sedile perché diceva che nonna guidava veloce. Andavamo al suo ufficio, lei timbrava il cartellino e poi ci portava a scuola. Poi veniva a prenderci e ci portava di nuovo al suo ufficio nell’ex manicomio (come si diceva all’epoca). Li c’erano i cosiddetti pazzi, che giravano per il parco che puzzava sempre di foglie marce. C’era Luigi che cantava sempre e quella che faceva i merletti. Spesso io e mia sorella aspettavamo in macchina, c’era una donna che girava con una bambola come se fosse il suo bebè che veniva verso di noi e voleva baciarci. Mia sorella chiudeva tutto e si nascondeva di nuovo sotto il sedile e urlava. La donna ci baciava dal vetro, vedevo la sua lingua spiaccicata sul finestrino.


 

My grandmother used to drive us to school before going to work. We were often late, so my sister would hide under the seat because she said that grandma drove fast. We went to her office, she clocked in and then took us to school. She then came to pick us up and took us back to her office in the former madhouse (as they called it at the time). There were the so-called crazy people, who wandered around the park which always smelled of rotten leaves. There was Luigi, who always sang and the one who made lace. My sister and I often waited in the car, there was a woman walking around with a doll as if it were her baby who came towards us wanting to kiss us. My sister closed everything and hid under the seat again, screaming. The woman kissed us through the glass, I saw her tongue plastered on the window.

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