Let it go
Mario (il mio psicanalista) mi ha detto che devo darmi la possibilità di dimenticare. Di mollare quello che non mi serve più. Io ci provo, ma non ce la faccio. Mi sono accomodato da così tanti anni in questo ruolo del povero cristo, che è diventato casa. Mi sento come un palombaro che abbraccia volontariamente una zavorra. L’ossigeno è finito, ma la zavorra non la mollo. Ho addirittura imparato a vivacchiare sott’acqua. Lo so che se lascio il peso, arrivo in superficie e posso respirare. Ma poi che faccio? È troppo semplice, mentre io devo complicarmi la vita. Povero me!
Allora, proprio oggi che è il secondo anniversario della morte di nonna, inizio le prove per una performance sul vittimismo, inspirata a questo blog e quindi alla mia storia. Posso prolungare la sofferenza ancora un po’ e condividerla, prima di finalmente mollarla del tutto.
Mario (my psychoanalyst) told me that I have to give myself the chance to forget. To let go of what no longer serves me. I try, but I can't do it. I have settled into this role of the poor guy for so many years, that it has become home. I feel like a diver who voluntarily embraces a ballast. The oxygen is finished, but I don't give up the ballast. I even learned to get by underwater. I know that, if I let go of the weight, I will come to the surface where I can breathe. But then, what do I do? It's too simple, while I need to make my life complicated. Poor me!
So, exactly today, which is the second anniversary of my grandmother's death, I begin rehearsing for a performance on victimhood, inspired by this blog and therefore by my life’ story. I can prolong the suffering a little longer and share it, before finally letting go of it altogether.
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